MUSICA
una breve storial del pensiero musicale occidentale
emanuel dimas de melo pimenta

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Il viaggio estetico di Emanuel Dimas de Melo Pimenta nel pensiero-musica

Ho incontrato Emanuel Dimas de Melo Pimenta in un luogo speciale, il luogo dove si possono fare incontri straordinari: il Monte Verità ad Ascona nella Svizzera dal clima mediterraneo, un luogo magico, pieno di vibrazioni e risonanze, di strani magnetismi e di energie della storia. Erano gli anni Ottanta. A Locarno, Rinaldo Bianda organizzava uno straordinario festival della video arte. I seminari si tenevano presso l'albergo in stile Bauhaus di Monte Verità. Si incontravano Pierre Restany, Gianni Toti, Nam June Paik, Julian Beck, Laurie Anderson, René Berger, Harald Szeemann, Dany Bloch, Michelangelo Antonioni, Jean-Luc Godard, Bill Viola, Orlan, Robert Cahen, Mario Botta, Vittorio Fagone, Michel Chion, Pierre Levy, Philippe Quéau, Angiola Churchill, Fabio Mauri, Mario Sasso, Woody e Steina Wasulka, Peter Weibel, Carlo Quartucci, Fabrizio Plessi, Studio Azzurro, Krypton, I Magazzini... Straordinari quegli anni! Gli uomini si incontrano con i loro linguaggi. I linguaggi si scambiano e si mescolano in quella strana attività che è tipica dell'essere umano, l'arte. L'arte non serve a produrre niente di utile, ma apre l'essere umano alla consapevolezza che c'è una differenza fra bios e zoé . La poesia, l'arte, la musica la danza, il teatro, la performance, sono stati i linguaggi che, insieme, hanno segnato la grande corrente vitale degli anni della libertà del pensiero, della luce dell'energia creativa prima del buio del pensiero unico e della banalità del conformismo. Nello spirito del Monte Verità ho incontrato, in questa meravigliosa babele, un giovane Emanuel Dimas de Melo Pimenta. Mi aveva colpito per la sua maniera di parlare, di muoversi, un artista cosmopolita pieno di entusiasmo, ma anche un rigoroso ricercatore, un esploratore della tecnologia più avanzate, capace di aprirsi alla musica, alla poesia, all'architettura, all'arte, alla performance. Parlavamo di Joseph Beuys che avevo appena conosciuto. Emanuel, un viaggiatore della conoscenza poetica. Sono trascorsi trenta anni, ci siamo tenuti in contatto, mi aggiorna sulle sue opere. Ho nella mia libreria il suo Virtual Architecture - Environment and Architecture, del 1991, un libro progettuale pensato in chiave musicale. Finalmente una nuova sorpresa! Un libro che parla della musica. Una storia della musica pensata come un viaggio attraverso la musica. Un vero artista si annoia davanti ai manuali di storia come pensava Nietzsche. Un artista è autore della storia, vive la storia come soggetto, non sopporta di esserne oggetto. Ecco dunque questa "breve storia del pensiero musicale". Si, perché la musica è pensiero in azione. Per la nostra generazione - Emanuel e io siamo nati alla fine degli anni Cinquanta - la musica è stata la colonna sonora della nostra vita, e la vita una meravigliosa esperienza di immagini, dal cinema in bianco e nero all'immagine elettronica e digitale. Adesso la musica e il cinema si scaricano da YouTube... niente male ma è, come tutto, anestetizzato nel grande supermarket dell'aura. La ricerca artistica degli ultimi trenta anni mi ha fatto capire alcune cose importanti. Alla base di tutto c'è la coscienza dello scambio fra linguaggi e delle esperienze, la sperimentazione di forme e di mondi possibili, la coscienza critica del presente che può essere cambiato, lo sguardo verso il passato come narrazione per il presente e progetto per il futuro. Solo la differenza produce coscienza. Ho capito, per esempio, che la ricerca sull'immagine tecnologica elettronica e digitale non è figlia diretta del cinema ma lo è di più della musica. Bisogna conoscere il ruolo di Cage e di Schaeffer con il concetto di Soundscape che, come rivela Pimenta, è stato scoperto da Petrarca nella Lettera dal Monte Ventoso. In questa breve storia del pensiero musicale, si percorre, come un viaggio avventuroso, una vera e propria estetica della musica. Il ruolo della musica come generatrice di cultura e di pensiero legata alla vita era già presente nella coscienza filosofica moderna con Schopenhauer e Nietzsche. L'autore costruisce una griglia di pensiero su concetti ed esperienze artistiche ricollegando un passato apparentemente lontano con un presente che, nel frattempo, si è fatto lontano, invisibile. Pitagora, Giordano Bruno, la nuova fisica di Heisenberg e di Niels Bohr hanno una relazione con la musica? Lo scoprirete leggendo, come un romanzo, queste pagine! C'è una relazione fra Mozart e Beethoven? Si, si sono incontrati! Il concetto di indeterminacy di Cage e di Tudor, l'esperienza creativa al Black Mountain College, Merce Cunningham, sono strettamente connessi da un fil rouge che ci riporta a Duchamp e ad Artaud. Frank Zappa studiava Edgard Varèse. Scopriremo così come siano in relazione Debussy, Satie Ravel e Russolo. Diceva Buckminster Fuller che non ha senso combattere contro la realtà, bisogna inventare qualcosa capace di rendere il presente obsoleto! E' questo in fondo il lavoro profondo, rigoroso, ironico e creativo, dell'artista! Gli anni Settanta, con quella meravigliosa colonna sonora, hanno insegnato alla nostra generazione che la musica brasiliana, Ravi Shankar, Luciano Berio, Iannis Xenakis, Lou Reed, Phillip Glass, Egberto Gismonti, sono in relazione, e lo sono fra loro come lo sono la filosofia, le scienze, l'architettura, le arti visive, la letteratura, il cinema, la musica, la performance. Sono l'anima viva di un grande fiume che genera lo spirito creativo. Come dice John Cage "music is enlightment, discovery". Perché la musica nell'era di internet, di YouTube, di Google, di Amazon, della estetica globalizzata e del pensiero unico della comunicazione, è pensiero, è differenza, è ancora possibilità di un illuminismo moderno. Il resto lo scoprirete nelle pagine di questo libro. Grazie Emanuel!


Dario Evola Ph.D
Professore di Estetica, Accademia di Belle Arti di Roma